
Mansplaining deriva dall’unione di ‘man’ (uomo) e ‘explaining’ (spiegare), e indica la pratica perpetrata solitamente da uomini che, dissimulando il loro agire con toni bonari e paternalistici volti a mantenere un atteggiamento politicamente corretto, presumono di essere qualificati a spiegare (solitamente ad una donna) un concetto sul quale non necessariamente siano più ferrati del loro interlocutore di sesso femminile.
Come nel caso dell’articolo sul Catcalling, riflettere sul significato di questi neologismi può offrire nuovi spunti e diventare un pretesto per un confronto utile e costruttivo in famiglia, con amici e colleghi. Va poi specificato che un eventuale uso improprio di tali espressioni, oltre a essere sbagliato e a impedire un sano contraddittorio, può diventare rischioso perché confondente e quindi privare concetti importanti della loro forza.
Il termine Mansplaining nasce nel 2008 a seguito di “Men Explain Things To Me” un saggio pubblicato da Rebecca Solnit dal titolo, nel quale l’autrice racconta l’ormai celebre episodio in cui un uomo pretende di darle lezioni sul tema del processo di industrializzazione del Far West consigliandole di leggere il libro di ‘uno scrittore importante’ non sapendo che lo ‘scrittore importante’ fosse la stessa Solnit.
Il termine è diventato quindi molto popolare, contribuiendo a circoscrivere situazioni che non è sempre facile rilevare e far notare. Il mansplaining, infatti, può avvenire in diversi contesti: quando un uomo spiega a una ingegnera come funziona una caldaia, quando si parla di violenza di genere e gli uomini dicono alle donne cosa è meglio per le vittime, quando un uomo spiega ad una donna perché il femminismo è ormai superato.
Il problema, però, è che negli ultimi tempi, come ha sottolineato la stessa Rebecca Solnit in un articolo su The Cut, il termine sta venendo sempre più spesso usato al di fuori del suo contesto originario diventando una sorta di buzzword, ovvero una parola che, essendo ormai un trend, viene usata continuamente anche a sproposito per attirare consensi. Il valore del termine, infatti, stava proprio nel suo aver saputo puntualizzare una situazione prima sfumata e aprire un dialogo su certe forme di sessismo insite nel nostro modo di dialogare. Usando la parola in modo casuale si finisce per appiattirne il significato. Per combattere il sessismo è importante problematizzare quelle situazioni di disparità che tendiamo a dare per scontate, vincendo la tendenza di fare di ogni erba un fascio. In questo senso, un uso consapevole delle parole risulta fondamentale e, sì, vale la pena fare più attenzione.
Se da un lato la questione Mansplaining può apparire una lamentela di poca importanza, dall’altro esistono realtà che prendono la questione molto seriamente: Unionen, uno dei sindacati svedesi più importanti per numero di adesioni, ha istituito una linea diretta per riportare casi di mansplaining sul lavoro.
Fonti utilizzate e utili per approfondimenti:
https://www.elle.com/it/magazine/women-in-society/a30147317/mansplaining-uso-fuori-contesto/
https://www.esquire.com/it/lifestyle/donne/a12771256/womansplaining-spiegato/